Comunità Augusta Pini

Tipologia: comunità educativa residenziale maschile
Regione: Emilia-Romagna
Dislocazione: urbana

Contatti

Via del Cardo 20, 40133 Bologna (BO)
Tel: 051 230449
Mail: monicabattestini@gmail.com

Struttura

Situata nella periferia di Bologna, la comunità “Augusta Pini” apre nel 2010 e ospita minori e giovani adulti sottoposti a provvedimenti penali, minori stranieri non accompagnati e minori sottoposti a provvedimenti civili. La comunità è una comunità socio-educativa, gestita dalla Cooperativa Sociale Csapsa Due e coordinata dalla Dott.ssa  Monica Battestini.

Ospiti

La comunità “Augusta Pini” accoglie massimo dieci ospiti, nello specifico ragazzi di sesso maschile a partire dai 14 anni, provenienti sia dal circuito penale, sia dal territorio, sia dagli SPRAR.  

All’interno della struttura sono messi a disposizione quattro posti per i ragazzi migranti, legati al sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, tre posti per ragazzi sottoposti alla messa alla prova e il resto per degli affidamenti civili. 

L’ingresso in comunità avviene dopo la chiamata del Centro di Giustizia Minorile, a pochi giorni dal processo del minore. In seguito la struttura studia le relazioni stilate in precedenza dagli enti entrati in contatto con il ragazzo e, in periodo pre-covid, incontrava direttamente il ragazzo. Se la squadra educativa ritiene possibile una collaborazione con il ragazzo e riconosce la sua volontà di impegnarsi, allora il minore è accettato in comunità. La comunità tuttavia, non fornisce ospitalità a ragazzi con gravi problemi di tossicodipendenza, non essendo in grado di garantire servizi adeguati alle problematiche relative alla dipendenza. Vengono, al contrario, presi in carico ragazzi che hanno lievi problemi di dipendenza o che abusano di alcool.
Grande attenzione è rivolta alle fasi di inserimento del minore. Un’attenzione necessaria anche per comprendere la compatibilità di quest’ultimo con gli altri ospiti della comunità. La convivenza tra ragazzi provenienti da circuiti diversi è un mezzo che la struttura si è prefissata per evitare la ghettizzazione dei ragazzi penali. Tuttavia, il numero di quest’ultimi non deve essere troppo elevato e i comportamenti dei ragazzi del penale, che non devono essere troppo aggressivi o influenzati da forti dipendenze alle droghe, non devono influire negativamente sul percorso degli altri ragazzi ospitati. Per questa ragione la comunità non accetta più di quattro o sei ragazzi in messa alla prova.

Staff

La squadra educativa  è formata da  otto educatori Laureati in Scienze dell’educazione o con titolo di Educatore Professionale. Un educatore di forte esperienza e anzianità svolge funzioni di Coordinatore, sono presenti inoltre una psicologa supervisore esterna, uno psicologo coop per sostegno ai minori e i volontari del servizio civile.

Disciplina

Ogni ragazzo, durante la sua fase di inserzione nella comunità, accetta il regolamento dell’istituto, che stabilisce le regole di quotidiana convivenza come gli orari da rispettare, le pulizie da effettuare, gli oggetti da non introdurre all’interno della struttura e l’utilizzo dei dispositivi tecnologici. Nel caso di violazione delle regole non vengono previsti strumenti punitivi ma solo una riduzione della paghetta settimanale (15 euro a settimana) oppure una riduzione sull’utilizzo della rete wifi della comunità. Al contrario, se i ragazzi si rendono utili per la comunità, dedicandosi a dei piccoli lavoretti domestici, questi possono ottenere dei soldi in più per i propri svaghi. Inoltre, se i ragazzi hanno delle necessità particolari che escono dall’ordinario, questi possono scriverle in un quaderno delle richieste che, ogni fine settimana, gli educatori analizzano e concedono, se possibile.  

Attività

All’interno della struttura, secondo quanto emerso, cercano di garantire la continuazione delle attività che i ragazzi svolgevano prima dell’ingresso nella comunità. Oltre a queste, attività come corsi didattici, corsi di calcio, tirocini e gite collettive vengono concordati singolarmente con ogni minore. Per quanto riguarda i ragazzi dal circuito penale, per loro le attività dipendono dalle loro misure alternative.

L’intervento educativo della comunità si indirizza verso obiettivi di graduale responsabilizzazione e autonomia dei minori, in relazione all’età e alle singole situazioni. Per cui è prassi quotidiana la possibilità per i minori di recarsi in autonomia, senza accompagnamento, a scuola e in altri luoghi conosciuti dagli educatori che si trovino all’esterno della struttura. Infatti, i ragazzi usufruiscono delle risorse del territorio quali associazioni, palestre, parrocchie, gruppi scout e centri giovanili, con cui l’equipe è in contatto regolare.

Contatti con l’esterno

Per quanto riguarda l’ingresso di persone esterne, quali amici, la comunità, secondo quanto riportato,  tende ad incoraggiare le frequentazioni dei compagni in visita agli ospiti della comunità. Per le visite con i familiari è previsto innanzitutto un incontro iniziale con la famiglia in cui questa conosce gli educatori e visita la comunità prima dell’inserimento del minore. Se richiesto si gestiscono incontri protetti svolti da educatori che non sono parte dell’Equipe della Comunità.

Lavoro

La CSAPSA DUE, grazie alla collaborazione con un grande numero di aziende, tenta di inserire i ragazzi in un processo di ricerca dell’autonomia, soprattutto nell’ambito della messa alla prova. 

Dove possibile, la comunità propone la partecipazione a corsi di formazione professionale. I giovani adulti di solito non svolgono attività lavorativa ma sono inseriti in percorsi di inserimento nel mondo scolastico o del lavoro. Quando i ragazzi terminano la loro messa alla prova dopo i 18 anni, la comunità può permettere loro di trovare un vero lavoro e trovare la loro autonomia. 

Nel caso in cui vi siano ospiti maggiorenni che svolgono prestazioni di lavoro retribuito accumulano gli stipendi in vista dell’uscita dalla comunità. 

Mentre per i ragazzi che non lavorano si prevede  una paghetta settimanale, che può aumentare o diminuire in base al rispetto delle regole ed esiste inoltre la dinamica dei “lavoretti”: i ragazzi possono guadagnare 5 o 10 euro di più dedicandosi a delle occupazioni domestiche straordinarie (riparazioni,  giardinaggio, pulizie profonde).

Sanità

Il rapporto che la ASL locale ha con la comunità permette a tutti i ragazzi di avere un medico di base. 

Se sprovvisti di documenti, la comunità si rivolge a SOKOS, un’associazione di volontari e volontarie che dal 1993 fornisce assistenza socio-sanitaria a persone vulnerabili. Per il resto, la comunità cerca di far ottenere a tutti i giovani i documenti necessari e garantisce loro l’accesso alle cure mediche specialistiche. Per svolgere le attività sportive, la comunità provvede ai certificati medici sportivi. 

Covid 19

Se il primo lockdown è stato particolarmente difficile per la comunità, che ha dovuto gestire i momenti di crisi tra i ragazzi e le difficoltà legate ai dispositivi tecnologici, il secondo si è svolto con più tranquillità sia grazie al cambiamento dell’utenza, sia grazie alle risorse materiali e esperienziali ottenute nel corso del primo periodo della pandemia. Inoltre, se durante il primo lockdown gli educatori si sono visti privati del supporto dei volontari del servizio civili, durante il secondo questi hanno deciso di tornare sul posto di lavoro. 

Dunque, la seconda e la terza ondata di Covid-19 sono state gestite in maniera più efficace grazie anche allo stanziamento di maggiori risorse economiche che hanno permesso l’acquisto di nuovi apparecchi tecnologici come tablet.