Comunità SOS Villaggio del Fanciullo
Nome della struttura: Baita Don Onorio, Prima Casa, Quarta Casa, Quinta Casa
Tipologia:comunità educativa residenziale maschile
Regione: Trentino-Alto Adige – Provincia autonoma di Trento
Dislocazione: extra -urbana
Contatti
Via Gmeiner 25, 38122 Trento (TN)
Coordinatrice Elisa Vaccari
Telefono: 0461384100
Mail: info@sostrento.it
Struttura
La comunità SOS Villaggio del Fanciullo è composta da varie strutture, tutte in via Gmeiner 25, tranne una dislocata altrove, ma non molto distante dalle altre. Le comunità sono collocate all’interno di un parco che si trova a Trento Sud nei pressi dell’ospedale Santa Chiara, in collina.
La cooperativa è costituita da casette unifamiliari, ogni casa è un appartamento autonomo con ingresso indipendente. Nel parco ci sono un campo da calcio e da pallavolo. La comunità mette a disposizione degli ospiti cinque camere, tre bagni, una cucina, un salotto, una zona gioco (con tavolo da ping pong, calcetto e attrezzatura per attività fisica) ed una zona di servizio (stireria). Anche il parco, con alcune attrezzature sportive, è a loro disposizione e diventa spesso luogo di incontro con amici e persone esterne alla comunità.
Ospiti
Ogni comunità può accogliere fino a 7 utenti. La cooperativa gestisce in totale 7 comunità, di cui solo 4 sono abilitate ad accogliere ragazzi provenienti dal circuito penale. Le comunità possono essere miste, sia per sesso sia per età. Attualmente sono presenti nelle sette strutture 47 ospiti sui 49 effettivamente ospitabili, di età media tra i 13 e i 14 anni. La comunità comunque accetta ospiti dai 6 ai 18 anni.
Al momento nella comunità ci sono due ragazzi con delle notifiche di reato. Nei loro anni di esperienza, gli operatori delle comunità di SOS Villaggio del Fanciullo hanno ospitato 3 ragazzi in Messa alla Prova.
Nell’ambito civile, l’ingresso è determinato dalla necessità di tutela per difficoltà in ambito familiare. Rispetto al penale, i ragazzi entrano in comunità dopo reati come resistenza a pubblico ufficiale, spaccio di droga o aggressioni in famiglia. Per il momento la comunità non ammette ragazzi in custodia cautelare.
La permanenza dei ragazzi nella comunità cambia caso per caso. Solitamente il progetto dura circa 1 o 2 anni ma ci sono ragazzi che possono restare in comunità più a lungo.
I ragazzi, inviati da vari enti, vengono accolti in comunità dopo una domanda di inserimento, consensuale oppure no. Viene individuata una data di ingresso e poi si svolgono degli incontri tra gli operatori con gli enti invianti e con la famiglia. Inoltre, viene mostrata al ragazzo e alla famiglia la struttura. Una volta giunti alla data di ingresso, il ragazzo viene sottoposto a tampone molecolare ed isolato in attesa dell’esito.
Per quanto riguarda la convivenza tra ragazzi del penale e ragazzi del civile, da quanto esposto, non sempre è semplice gestire le differenze all’interno del gruppo. Infatti, quando subentrano richieste di ingressi di ragazzi provenienti dal circuito penale, la comunità valuta sull’accettazione del ragazzo, considerando anche il gruppo in cui lo stesso si dovrebbe inserire, soprattutto qualora siano presenti bambini in comunità. In ogni caso, i ragazzi del penale possono essere anche un esempio di cambiamento positivo per tutto il gruppo.
Staff
Tutti i gruppi appartamento sono seguiti da una équipe educativa composta da cinque educatori e coordinata dal responsabile di comunità. Gli educatori sono persone con professionalità diverse: diversi psicologi e agenti dei servizi sociali vengono assunti come educatori. In ogni comunità è presente una collaboratrice domestica, dal lunedì al sabato. Questa aiuta nella cura della casa e nella preparazione del pranzo. La coordinatrice pedagogica, il vicedirettore e il direttore dirigono poi tutte le comunità della cooperativa.
Sistema disciplinare
La comunità ha un progetto pedagogico, che ha recentemente aggiornato e riscritto. Ha dei regolamenti relativi alle regole di convivenza e alla gestione degli spazi comuni. Le regole esistono ma non sono ancora state scritte. I lavori per renderle più chiare sono in corso.
Nel caso di infrazione delle regole, all’interno della comunità non esiste un elenco di sanzioni. In generale gli operatori della comunità tendono ad agire attraverso un approccio educativo basato sul dialogo. In occasione di comportamenti trasgressivi, gli enti invianti, la famiglia (se possibili) e l’équipe educativa si riuniscono e valutano ogni situazione. L’efficacia delle sanzioni, secondo gli operatori, dipende dall’atteggiamento del minore. Se in alcuni casi la tenuta educativa funziona, in altri il minore non risponde agli stimoli esterni. In queste situazioni, la non efficacia delle regole porta ad una continua contrattazione.
Attività
Nella comunità ogni ospite può frequentare attività extrascolastiche sportive, ricreative o artistiche all’esterno della comunità. L’approccio educativo della cooperativa mira a rendere i ragazzi indipendenti e ben integrati nella società. Per fare ciò, le strutture si appoggiano sulle risorse del territorio. All’interno della comunità gli educatori possono organizzare delle attività ludiche.
Rapporti con l’esterno
La comunità tende ad avere rapporti con realtà esterne. Infatti, prima del covid, la comunità ha ricevuto come donazione un corso gratuito di teatro per gli ospiti che hanno potuto partecipare volontariamente. Tuttavia, la comunità preferisce le collaborazioni con le associazioni esterne per non far passare agli ospiti troppo tempo nella struttura. Infatti, si tende a ricercare per i ragazzi dei contesti di socializzazione esterni alla struttura. Il raggiungimento di questo obiettivo è influenzato dal grado di autonomia del minore e dai suoi gruppi di frequentazione.
Gli ospiti, prima del covid, potevano frequentare amici e familiari in comunità, dopo l’autorizzazione degli educatori. Il parco che circonda le case era ideale per passare del tempo con le famiglie o con gli amici. Per motivi di sicurezza attualmente sono vietate le visite di persone esterne.
I ragazzi comunque possono incontrare i propri cari anche all’esterno seguendo delle regole di base sugli orari. Il ragazzo esce dopo aver ottenuto l’autorizzazione degli educatori e se non entra in orario e non dà notizie, viene scritta una relazione di non rientro in comunità. Ci sono tuttavia dei limiti alle uscite: per esempio, durante i primi momenti successivi all’ingresso nel centro, viene stabilito che gli utenti non possono uscire con i propri amici proprio perché l’équipe deve in effetti ancora stabilire il loro grado di autonomia.
Le famiglie vengono considerate dalla cooperativa un attore importante nella progettualità di tutti i ragazzi. Si tende quindi a garantire la continuità dei rapporti quanto più possibile. Gli incontri dipendono dalle condizioni della famiglia: se in alcune situazioni vengono fatte visite protette, in altre i ragazzi tornano in famiglia durante il fine settimana. Durante il primo lockdown le visite erano vietate e i ragazzi potevano parlare con le proprie famiglie solo in video chiamata. Ora tutto è tornato alla normalità ma si privilegiano le visite all’esterno.
Per i giovani adulti nelle comunità viene garantita la possibilità di incontrarsi con i loro compagni/e, ma non all’interno della struttura. A volte i partner vengono in visita nella comunità e partecipano anche a delle attività.
Lavoro
I ragazzi hanno a disposizione un “Servizio Lavoro” per essere accompagnati, dopo i 16 anni, nel loro percorso di orientamento professionale. Questo servizio li aiuta a trovare dei tirocini, dei percorsi di studio o degli impieghi. Il Servizio Lavoro è attivo da quattro anni. Una volta che il ragazzo termina il proprio percorso scolastico, questo viene iscritto all’agenzia del lavoro. In maniera residuale, i ragazzi possono lavorare con contratto all’interno della comunità.
Solitamente i ragazzi che percepiscono uno stipendio aprono un conto corrente quando hanno 18 anni. Nel caso di ragazzi che non lavorano, in alcuni casi viene prevista una paghetta, nonostante la comunità tenda ad educare al risparmio e alla spesa responsabile.
Sanità
All’interno della comunità si fa medicina preventiva. Infatti, gli educatori organizzano incontri con il consultorio e educano alla sessualità.
La comunità ha un medico di riferimento che visita ogni settimana i ragazzi che ne hanno bisogno. I bambini hanno anche un pediatria. Il medico prescrive le visite e la comunità si occupa di accompagnare i ragazzi.
Covid 19
Durante la pandemia la comunità ha cercato di garantire la didattica a distanza nonostante sia stato particolarmente complesso. Infatti, la struttura ha dovuto procurarsi dei tablet per permettere agli ospiti di seguire le lezioni a distanza. L’assenza di socializzazione dei ragazzi e la difficoltà che i minori hanno avuto a restare motivati durante le ore di lezione ha causato un aumento dei comportamenti trasgressivi all’interno della comunità.
La comunità sta continuando a sensibilizzare i minori sui pericoli di internet e sull’importanza delle regole sanitarie. I ragazzi non portano la mascherina all’interno delle strutture però si cerca di mantenere le distanze per evitare al massimo i contagi. Per esempio, i pranzi e le cene si svolgono con il distanziamento sociale. Fortunatamente, la comunità è circondata da un grande parco, fondamentale durante i periodi di confinamento.
Le persone esterne ancora non possono entrare nella comunità fisicamente, ma possono frequentare solo gli spazi aperti.