L’analisi dei numeri relativi a ragazze e ragazzi stranieri consente di rilevare quello che andiamo dicendo da molto tempo: il sistema funziona meglio per chi è a monte maggiormente garantito e può contare su reti sociali e familiari esterne. A prescindere dalla gravità del reato, a mano a mano che ci addentriamo verso misure più contenitive, cresce la sovrarappresentazione dei minori stranieri rispetto ai minori italiani, per i quali si riscontra un più facile accesso ai percorsi che dovrebbero evitare le restrizioni tipiche del sistema penale.
Se guardiamo il dato relativo alle presenze complessive sul territorio – per quanto si debba prendere con cautela, poiché le presenze effettive si scontrano con il dato sommerso legato all’immigrazione irregolare – la rilevazione più recente sulla presenza di minori e giovani adulti stranieri, regolarmente soggiornanti in Italia, è pari a circa 1 milione (fascia d’età fino ai 24 anni) al 1 gennaio 2023. I minori e giovani adulti italiani, per il medesimo periodo di tempo, invece, sono pari a circa 12 milioni. La percentuale di giovani stranieri in Italia è dunque pari a circa l’8% del totale delle persone di quella fascia di età sul territorio italiano. I giovani presi in carico degli Uffici di servizio sociale per i minorenni (USMM) nel corso dell’anno 2022 sono stati 21.551, di cui 16.814 italiani e 4.737 stranieri. I ragazzi stranieri sono stati dunque il 22% del totale dei ragazzi presi in carico, una netta sovrarappresentazione rispetto ai dati delle presenze sul territorio. Guardando alle presenze negli Istituti Penali per Minorenni, vediamo che all’inizio del 2023 i ragazzi erano in totale 385, di cui 193 stranieri, una percentuale addirittura superiore alla metà.
Il numero di ragazzi stranieri complessivamente presi in carico dagli USMM nel corso del 2023 è stato pari a 1.627, ovvero il 21,5% del totale delle prese in carico di quell’anno, che sono state 7.556. Guardando al dato statico, si ha che al 31 dicembre 2023 la percentuale di minori e giovani adulti stranieri in carico agli USSM era pari al 22,4% del totale dei giovani in carico. Il grafico seguente mostra il medesimo dato relativo agli ultimi quindici anni, dal quale si evince che la sovrarappresentazione dei ragazzi stranieri rispetto alla loro presenza in Italia si è sempre rilevata. Come vedremo, tuttavia, cresce notevolmente addentrandoci nelle misure residenziali, in particolare quelle carcerarie.
Se ci concentriamo su una misura particolarmente aperta e di successo che ha caratterizzato sempre più negli anni il sistema della giustizia minorile, vediamo che i provvedimenti di messa alla prova adottati nel corso dell’anno 2023 sono stati 6.592, di cui 1.320 – pari solamente al 20% del totale – hanno riguardato ragazzi e ragazze stranieri.
Se guardiamo invece alle misure cautelari applicate nel corso del medesimo anno, vediamo che solo il 28,4% delle misure meno afflittive della permanenza in casa e delle prescrizioni ha coinvolto giovani stranieri, destinatari più facilmente della custodia cautelare in carcere.
Guardiamo adesso ai Centri di Prima Accoglienza, ovvero le strutture di primo ingresso ove vengono collocati i minori fermati o arrestati in flagranza di reato per un arco di tempo massimo di 96 ore, durante il quale attendere che il GIP valuti la sussistenza di elementi sufficienti per la convalida dell’arresto o del fermo. Vediamo allora che dei 852 ingressi nel 2023 ben 407 hanno riguardato ragazzi stranieri, ovvero il 47,8%, quasi la metà del totale. Esaminando i provvedimenti di dimissione dai CPA, vediamo che il 25,6% dei ragazzi usciti con un provvedimento di permanenza in casa era costituito da stranieri, mentre lo era il 41,3% dei ragazzi collocati in comunità e addirittura il 66,7% dei ragazzi inviati in IPM in custodia cautelare. Come si diceva, a mano a mano che la misura diventa più contenitiva la percentuale di stranieri si alza.
Nel corso del 2023 il numero dei minori e dei giovani adulti entrati in comunità è stato pari a 1.621, di cui 627, ovvero 38,7% del totale, erano stranieri. Quasi il 60% degli ingressi in comunità dei ragazzi stranieri riguardava l’applicazione di una misura cautelare. Solo il 12,4% aveva fatto ingresso con un provvedimento di messa alla prova, a fronte di oltre il 18% dello stesso dato riguardante ragazzi e ragazze italiani.
In merito alla provenienza geografica dei ragazzi stranieri che hanno fatto ingresso in comunità durante l’anno 2023, la presenza più consistente è rappresentata da ragazzi provenienti dal Nord Africa (in particolare Marocco, Tunisia, Egitto), che rappresentano il 61,9% del totale degli ingressi di stranieri. Il 6,5% era costituito da ragazzi albanesi e il 4,8% ragazzi rumeni.
Se guardiamo ai reati ascritti a coloro che hanno fatto ingresso in comunità nel corso del 2023, vediamo che il 49% del totale dei delitti contro il patrimonio era ascritto a ragazzi stranieri. La percentuale scende al 37% in relazione alla più grave categoria dei delitti contro la persona, mostrando come i ragazzi stranieri sono tendenzialmente accusati di reati più lievi.
Guardando adesso gli Istituti Penali per Minorenni, al 31 dicembre 2023 erano presenti 496 detenuti, di cui 269 stranieri (il 54,2% dei presenti; il 31 dicembre 2022 erano il 50,9%). Tra questi, il 75,5% era in custodia cautelare, contro il 57,7% degli italiani, mentre il 24,5% aveva una condanna definitiva.
Gli ingressi dei ragazzi stranieri in carcere nel corso del 2023 sono stati 557, ovvero il 48,7% del totale dei 1.143 ingressi in IPM, una percentuale ben maggiore di quella degli ingressi in comunità.
Altro dato di rilievo, e che mostra una certa continuità con il passato, attiene ai paesi di provenienza. Tra gli ingressi in IPM dei ragazzi stranieri nel 2023, le provenienze di maggior rilievo si sono registrate dal Nord Africa, il 76,8% (di nuovo, in particolare da Tunisia, Marocco ed Egitto); seguono i Balcani, con prevalenza di minori e giovani adulti provenienti da Albania, Romania e Bosnia-Erzegovina.
Per i minori stranieri si continuano a registrare inferiori opportunità di accesso a possibilità di reinserimento e percorsi individualizzati che garantiscano loro di avvicinarsi progressivamente alla vita all’esterno. Le ragioni per le quali questo sembra accadere sono le note difficoltà che i minori di origine straniera si trovano ad affrontare anche all’esterno e che conducono verso i ben noti fenomeni di marginalizzazione: differenze di tipo culturale, difficoltà nella lingua, contesti di provenienza spesso maggiormente poveri e ghettizzanti, l’assenza di un nucleo familiare cui fare riferimento. In questo modo, i minori non possono contare su strutture di provenienza in grado di accoglierli nell’accedere alle alternative alle detenzione né possono accedere ad un’assistenza legale efficace che rappresenti loro tutte le prospettive cui avrebbero diritto, restando di fatto in una condizione di inconsapevolezza. D’altro lato le stesse strutture spesso non sono dotate dei mezzi adeguati per far fronte alle complessità del singolo e alle esigenze che reca con sé, non sempre vi sono professionisti in grado di rispecchiare l’ampio spettro di culture che si alternano all’interno delle strutture citate; le risorse economiche a loro disposizione per creare degli adeguati percorsi scarseggiano e la creazione di ambienti idonei si configura complessa e, di fatto, irrealizzata.