L’istruzione, al pari del lavoro, della religione, della attività culturali, ricreative e sportive, costituisce uno degli elementi per l’attuazione del trattamento rieducativo in carcere. Nei confronti dei minorenni e dei giovani adulti reclusi negli Ipm, l’istruzione svolge una funzione particolarmente importante anche nel portare a una presa di coscienza e nell’emancipare il ragazzo da scelte devianti. Corsi scolastici, nonché attività professionalizzanti, possono condurre i ragazzi verso nuove strade, allontanandoli in tempo da percorsi e attività criminali. Attraverso la scuola e la formazione impartita negliIpm, alcuni di loro scoprono interessi e sviluppano capacità in settori con cui non si erano mai confrontati in precedenza. L’istruzione in carcere, nonostante le numerose difficoltà, crea così nuove possibilità che, una volta uscito, il ragazzo sarà libero di sfruttare. Protocollo d’intesa tra il Miur e il Ministero della Giustizia
L’istruzione scolastica negli Ipmfa riferimento al Protocollo d’intesa siglato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Ministro della Giustizia il 23 maggio 2016, finalizzato alla realizzazione di un “Programma speciale per l’istruzione e la formazione negli Istituti Penitenziari e nei Servizi Minorili della Giustizia”.
Il Protocollo, di durata triennale, sancisce la stretta collaborazione fra i due Ministeri nel garantire il diritto all’istruzione attraverso piani annuali di attività formativa e progetti individualizzati. Tale collaborazione mira in primo luogo al raggiungimento degli obiettivi di promozione dell’integrazione e di pari opportunità nei percorsi scolastici dei soggetti ristretti nelle strutture penitenziare italiane. Per l’attuazione del Protocollo è stato istituito un Comitato paritetico, coordinato alternativamente da un rappresentante del Miur e del Ministero della Giustizia, composto da cinque rappresentanti del Miur, del Ministero della Giustizia, del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e del Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità.
Lo scopo principale del Protocollo consiste nell’attivazione e promozione di percorsi educativi certificabili, modulari e flessibili nei contenuti e nella durata, finalizzati a favorire l’acquisizione ed il recupero di abilità e competenze individuali e ad integrare l’istruzione scolastica con la formazione professionale per i soggetti in esecuzione penale interna ed esterna, adulti e minori. A tal fine, il Protocollo sottolinea l’indispensabile supporto delle Regioni e del mondo delle imprese attraverso progetti formativi, percorsi di apprendistato, stage e tirocini a sostegno dei soggetti in esecuzione pena. Per tutti i percorsi scolastici e professionali dev’essere prevista inoltre la possibilità di prosecuzione in seguito all’uscita dal circuito detentivo.
Nello specifico, il Protocollo pone l’accento sulla flessibilità e personalizzazione dell’iter rieducativo. A tal fine, le metodologie didattiche individuate mirano tutte alla creazione di un percorso specifico, cercando il più possibile di tener conto degli interessi e dei bisogni della singola persona, per rafforzarne la motivazione nell’apprendimento. Il Protocollo prevede diverse metodologie didattiche, tra le quali: l’utilizzo di tecniche esperienziali, per valorizzare la consapevolezza e lo sviluppo delle potenzialità personali e delle competenze di ciascun individuo; attività educativo-didattiche, volte a promuovere l’apprendimento e il benessere emotivo della persona; percorsi basati sull’esperienza e sulla realtà che consentano a minori e adulti di rafforzare le proprie capacità e di percepire una reale utilità nelle competenze acquisite, in prospettiva di una futura attività professionale; strumenti, tecniche e metodologie didattiche flessibili per offrire la proposta rieducativa più adeguata a ciascun allievo. Per facilitare l’entrata nel mondo del lavoro, il Protocollo prevede inoltre l’introduzione di un libretto formativo in cui registrare tutte le competenze acquisite dalla singola persona.
Il Miur e il Ministero della Giustizia si impegnano inoltre nella realizzazione di alcune azioni mirate al miglioramento dell’istruzione negli Istituti penitenziari, fra le quali: l’introduzione di laboratori didattici e tecnici di supporto alle attività scolastiche e formative; la previsione di laboratori di italiano L2 e supporto linguistico, soprattutto per i soggetti stranieri; il potenziamento delle biblioteche; la predisposizione di percorsi formativi congiunti destinati al personale dell’Amministrazione penitenziaria, della Giustizia Minorile, dell’Amministrazione scolastica, delle associazioni di volontariato e degli operatori del terzo settore operanti negli Istituti, con l’obiettivo di ottimizzare gli interventi educativi; la definizione di una rete di Poli inter-istituzionali (Case Circondariali, Ipm, Aree penali esterne, Cpia ed Istituti scolastici) con funzione di monitoraggio delle azioni programmate a livello nazionale, nonché di valutazione dei risultati ottenuti; il coinvolgimento di Enti, Fondazioni e Associazioni di volontariato, Categorie di Imprese e Confederazioni; la ricognizione dei bisogni formativi dei minori e adulti interessati e l’avviodella progettazione di spazi formativi dotati di attrezzature tecnologiche avanzate, capaci di stabilire collegamenti virtuali tra il carcere e il mondo esterno.
In attuazione del Protocollo d’intesa, sono stati istituiti cinque gruppi di lavoro composti da docenti e responsabili dei Cpia di diverse Regioni. Ogni gruppo si è dedicato allo studio di una particolare tematica legata all’istruzione negli Istituti penitenziari, analizzando la normativa vigente, sottolineando i punti di forza e le criticità delle esperienze in atto e fissando le prospettive d’azione previste dal Protocollo. Nello specifico, i rappresentanti di Campania, Emilia Romagna, Molise e Piemonte hanno affrontato “La fruizione a distanza. Il raccordo con l’istruzione e la formazione professionale”; Basilicata, Calabria e Puglia “La promozione della lettura e le biblioteche. I Laboratori didattici e tecnici”; Lazio, Sicilia e Lombardia “Minori e adulti usciti dal circuito detentivo. Utenza minorile in area penale esterna”; Friuli Venezia Giulia, Liguria, Marche, Veneto e Sardegna “Patto Formativo Individuale. Libretto personale”; Abruzzo, Toscana, Piemonte, Umbria e Valle d’Aosta “I laboratori didattici e tecnici. La promozione della lettura e le biblioteche”.
Terminati i lavori, il 28 novembre 2017 si è tenuto a Roma un convengo nazionaledurante il quale i vari gruppi regionali hanno illustrato gli esiti delle attività svolte. I risultati ottenuti fungeranno da base per l’elaborazione delle nuove linee guida per l’istruzione in carcere che, una volta redatte, saranno inviate a tutti gli attori coinvolti e, in particolar modo, al Comitato paritetico che vigila sull’attuazione del Protocollo d’intesa. Articolazione dell’istruzione scolastica negli Ipm
In ogni Ipm sono presenti diversi corsi scolastici che dovrebbero garantire ai ragazzi reclusi un regolare continuamento delle attività didattiche. Tutti i ragazzi al di sotto dell’età dell’obbligo scolastico partecipano ai corsi; i ragazzi sopra i 16 anni e i giovani adulti possono continuare gli studi o prender parte alle attività lavorative e ai corsi professionalizzanti. Negli Ipm di maggiori dimensioni, i corsi sono tenuti in pianta stabile mentre negli istituti con capienze ridotte (ad esempio negli Ipm di Potenza e Pontremoli), i corsi scolastici vengono attivati secondo le necessità dei ragazzi ospitati al momento.
In quasi tutti gli Ipm visitati sono presenti corsi di scuola primaria e di alfabetizzazione, frequentati principalmente da ragazzi stranieri, con poca o nessuna conoscenza della lingua italiana. Nella maggior parte degli istituti sono attivi corsi di scuola secondaria di primo e/o secondo livello, a volte accorpati in un’unica pluriclasse. I corsi sono affidati a insegnanti elementari, docenti di istituti superiori o provenienti dai Cpia (Centri Provinciali per l’Istruzione degli Adulti) del territorio.
Nello specifico,nell’anno scolastico 2016-2017 sono stati attivati i seguenti corsi scolastici:
- Corso di scuola primaria/ alfabetizzazione/ potenziamento culturale negli Ipm di Acireale; Airola; Bari; Bologna; Caltanissetta; Catania; Catanzaro; Milano; Palermo; Pontremoli; Potenza; Quartucciu; Roma; Torino; Treviso;
- Primo livello primo periodo (licenza media) negli Ipm di Acireale; Airola; Bari; Bologna; Catania; Catanzaro; Milano; Nisida; Palermo; Palermo; Pontremoli; Quartucciu; Roma; Torino; Treviso;
- Primo livello secondo periodo (biennio di scuola superiore) negli Ipm di Airola; Bologna; Caltanissetta; Catania; Catanzaro; Milano; Nisida; Palermo; Potenza;Roma; Treviso (biennio superiori indirizzo meccanico, alberghiero);
- Secondo livello (licenza superiore) nell’Ipm di Palermo (settore elettrico-elettronico).
Nell’Ipm di Acireale nel 2016 è stato attivato un corso di
potenziamento scolastico per i ragazzi già in possesso della licenza
media e nell’Ipm di Torino è stato aperto un corso di supporto per
l’accesso alla scuola secondaria superiore. Per l’anno scolastico
2016/2017, l’Ipm di Roma ha attivato un corso di lingua e civiltà romena
in collaborazione con il Ministero dell’istruzione della Romania. Hanno
frequentato il corso 20 detenuti, di cui hanno conseguito l’attestato
finale 11 alunni, tutti stranieri (romeni e rom). A Potenza è stato
istituito un percorso di sostegno scolastico che, attraverso il supporto
di alcuni volontari del territorio, offre agli utenti coinvolti
l’opportunità di colmare le proprie lacune in specifiche materie di
studio.
Nell’anno scolastico 2017-2018 sono stati attivati i seguenti corsi scolastici:
- Corso di scuola primaria/ alfabetizzazione/ potenziamento culturale negli Ipm diAirola; Caltanissetta; Catania; Catanzaro;Milano; Palermo; Pontremoli; Potenza; Quartucciu; Roma; Torino; Treviso;
- Primo livello primo periodo (licenza media) negli Ipm diAirola; Caltanissetta; Catania; Catanzaro;Milano; Nisida; Palermo;Pontremoli; Quartucciu; Roma; Torino; Treviso;
- Primo livello secondo periodo (biennio di scuola superiore) negli Ipm diAirola; Caltanissetta; Catania; Catanzaro;Milano; Nisida; Palermo;Potenza; Roma; Treviso (biennio superiori indirizzo: turistico, grafica comunicazione, meccanico, artistico);
- Secondo livello (licenza superiore) negliIpmdi Milano; Treviso (liceo artistico e liceo sportivo); Roma (realizzato dall’Istituto di Istruzione Superiore Domizia Lucilla di Roma-sezione alberghiera).
Gli Ipm di Acireale, Bari e Bologna non hanno fornito le tipologie
di corsi scolastici attivati nell’anno scolastico 2017/2018. L’assenza
dei quattro istituti dall’elenco non corrisponde quindi necessariamente
alla mancata attivazione dei corsi ma ad un mancato reperimento dei dati
al riguardo.
Iscrizioni ai corsi ed esiti scolastici
Grazie ai dati fornitici dalla sezione statistica del Dgmc,
disponiamo dei numeri degli iscritti ai corsi didattici nell’anno
scolastico 2015/2016. Tali numeri vanno guardati però con la
consapevolezza che la maggior parte dei ragazzi iscritti ai corsi hanno
probabilmente frequentato solo parte di essi, data la breve durata che
solitamente caratterizza la permanenza negli istituti dei giovani
detenuti, in particolar modo dei minorenni. A causa del continuo
turnover dei ragazzi detenuti, risulta pertanto ancora particolarmente
complicato disporre di informazioni sulla reale ed effettiva
frequentazione dei corsi scolasti negli Ipm.
Per quanto riguarda gli iscritti ai corsi scolastici nell’anno 2016/2017,
disponiamo solo dei dati fornitici dalle direzioni di alcuni Istituti.
Gli Ipm in questione hanno fornito inoltre informazioni relative agli esiti scolastici dei ragazzi iscritti ai corsi.
Nello specifico:
- Nell’Ipm di Acireale 7 detenuti minori stranieri hanno frequentato il corso di alfabetizzazione, alcuni dei quali hanno frequentato il corso scolastico solo per brevi periodi. Fra questi, nessuno ha conseguito la certificazione delle competenze di base della lingua italiana (L2). Quattro detenuti hanno invece frequentato il corso di scuola media e ottenuto la relativa licenza;
- Nell’Ipm di Bari 14 ragazzi hanno frequentato la pluriclasse di scuola elementare. Si trattava nella totalità di minori e giovani extracomunitari che hanno svolto, pertanto, un percorso di alfabetizzazione e di istruzione primaria. Tutti hanno conseguito i corrispondenti crediti formativi. Dodici ragazzi hanno frequentato la a pluriclasse di scuola media inferiore, 4 dei quali sono stati ammessi agli esami finali ed hanno conseguito il diploma di licenza media inferiore;
- Nell’Ipm di Catania 7 allievi hanno frequentato il biennio di scuola superiore, ottenendo i relativi crediti formativi;
- Nell’Ipm di Caltanissetta 7 minori stranieri hanno partecipato al corso di alfabetizzazione di lingua italiana. Tre ragazzi hanno superato gli esami ricevendo la relativa certificazione. Cinque ragazzi hanno frequentato una multiclasse di secondo periodo didattico, valida per i ragazzi in obbligo formativo in possesso di Licenza Media Inferiore. Fra questi, un ragazzo ha conseguito l’ammissione al secondo anno di scuola superiore e un altro è riuscito a completare tutte le 825 ore previste dal secondo periodo didattico;
- Nell’Ipm di Roma al corso di alfabetizzazione hanno partecipato complessivamente 30 detenuti (28 italiani e 2 stranieri) e 21 detenute (2 italiane e 19 straniere). Hanno conseguito l’attestato finale (livello di lingua italiana A1 e A2) 24 detenuti: 11detenuti stranieri e 13 detenute straniere. I corsi di primo livello primo e secondo periodo didattico sono stati frequentati da 46 detenuti (15 italiani e 31 stranieri) e 13 detenute (1 italiana e 12 straniere). Fra questi hanno conseguito il diploma di licenza conclusiva del primo ciclo di istruzione solo 6 detenuti, tutti stranieri;
- Nell’Ipmdi Treviso, i corsi scolastici sono stati frequentati in totale da 42 ragazzi, solo 11 hanno portato a termine i corsi.
Non disponiamo dei dati relativi alle iscrizioni per l’anno scolastico in corso, avviato solo da pochi mesi.
Cosa incide positivamente o negativamente sull’istruzione negli Ipm
Nei primi mesi del 2017, Antigone, in collaborazione con il Cnr, ha
elaborato dei questionari che sono stati sottoposti alle direzioni di
tutti gli Ipm(dei loro risultati si parla più nello specifico in altri
contributi del presente rapporto). Dalle risposte a tali questionari
emergono diversi elementi di fondamentale importanza, capaci di
influenzare positivamente o negativamente il percorso formativo del
minore e del giovane adulto recluso.
La principale problematica riscontrata consiste nel continuo turn over dei soggetti ospitati negli Ipm che,
nella maggior parte dei casi, non consente un’efficace e continuativo
svolgimento delle attività scolastiche e formative, rendendo inoltre
complicata la costituzione di gruppi classe stabili e omogenei. Solo in
rari casi gli iscritti ai corsi riescono a frequentare l’intero anno
scolastico e ad ottenere i crediti formativi o il diploma di fine
corso.I minorenni (età compresa fra i 14 e i 17 anni), la cui permanenza
media nell’Istituto penale è solitamente di breve durata, hanno più
difficoltà a completare le annualità didattiche, mentre i giovani adulti
(età compresa fra i 18 e i 24 anni), normalmente costretti a scontare
condanne più lunghe, intraprendono percorsi scolastici e professionali
più stabili e duraturi.
Oltre alla durata della permanenza in Ipm, nella maggior parte dei questionari viene sottolineato il ruolo fondamentale che il rapporto con i familiari svolge nel percorso formativo
del minore e del giovane adulto recluso. In linea di massima, un
concreto sostegno, affettivo e materiale, da parte dei familiari incide
positivamente sul percorso scolastico del ragazzo e, al contrario,
difficili o assenti relazioni familiari possono influire negativamente
su motivazioni e rendimento scolastico.
Il complicato stato psichico, fisico ed emotivo dei
ragazzi soggetti a pene detentive è un altro importante fattore che
incide negativamente sul percorso scolastico dei minori e giovani adulti
reclusi. I ragazzi detenuti negli Ipm, oltre alle pregresse difficoltà
personali, sono esposti ad alti livelli di stress e tensioni legati
all’incerta posizione giuridica e alle difficili dinamiche della vita in
reclusione.Inoltre,la maggior parte dei ragazzi, reduce danegative
esperienze scolastiche, considera la scuola esclusivamente come luogo di
imposizione e punizione.Di conseguenza, di fondamentale importanza è il
ruolo svolto dagli insegnanti all’interno degli Ipm: i questionari
sottolineano più volte come un buon rapporto studente-docente
possa avere notevoli effetti positivi sulla partecipazione, l’interesse
e il rendimento scolastico dei ragazzi detenuti e, al contrario, come
un rapporto conflittuale e di sfiducia possa ulteriormente allontanare
il soggetto da percorsi di istruzione e formazione.
Attività professionalizzanti e attività extra-curricolari
Oltre ai corsi scolastici, in tutti gli Ipmsono presenti attività
professionalizzanti, formative e ricreative, attuate in collaborazioni
con le Regioni, gli Enti locali, le imprese e le associazioni di
volontariato.
Ogni Ipm mette a disposizioni dei giovani reclusi diversi corsi di
formazione professionalizzanti, pensati principalmente per i minorenni
oltre l’età dell’obbligo scolastico e per i giovani adulti. Se
frequentati con costanza, alcuni corsi rilasciano un certificato
attestante le competenze acquisite. Le attività di formazione professionale più diffuse
sono corsi in ambito gastronomico, corsi di giardinaggio e attività
agricole, laboratori di falegnameria e attività artigianali, corsi di
impiantistica elettrica e attività edili. Stanno aumentando i corsi di
informatica e grafica, presenti oggi negli Istituti di Catania, Potenza,
Roma, Torino e Treviso. A Pontremoli e a Roma sono attivi corsi di
estetica e di sartoria per le detenute femmine, a Catanzaro sono stati
aperti un corso da parrucchiere e due tirocini formativi sulla raccolta
differenziata e a Palermo un percorso formativo nell’ambito della
caseificazione. Negli Istituti di Quarticciu e Roma sono attivi due
corsi di formazione all’interno della lavanderia e a Nisida e Torino due
laboratori di ceramica.
Per quanto riguarda le attività ricreative, le più diffuse sono
corsi di teatro, laboratori di scrittura e lettura, corsi di musica,
laboratori di cucina, corsi di informatica, laboratori artistici e
attività sportive.
Le associazioni di volontariato ricoprono un ruolo essenziale nello
svolgimento di queste iniziative e nell’organizzazione di altre attività
ludico-ricreative di animazione e intrattenimento.
Attività svolte all’esterno dell’Istituto
Una delle principali sfide per una migliore istruzione e formazione
professionale delle persone detenute, consiste nel riconoscimento di maggiori contatti con il mondo esterno.
Recentemente, tale tematica è stata portata avanti in occasione degli
Stati Generali dell’Esecuzione Penale voluti dal ministro della
Giustizia Andrea Orlando, avviati il 19 maggio 2015 all’Istituto di
Bollate e conclusi il 19 aprile 2016 a Rebibbia. I componenti del tavolo di lavoro dedicato ai minorenni autori di reati
(tavolo numero 5) hanno più volte ribadito la necessità di svolgere il
più possibile all’esterno del carcere i percorsi di istruzione e di
formazione professionale, inserendo il soggetto in gruppi di giovani che
non hanno problemi con la giustizia penale.
La legge 23 giugno 2017 n. 103, recante “Modifiche al codice penale, al
codice di procedura penale e all’ordinamento penitenziario”, identifica
nei “contatti dei ragazzi reclusi con il mondo esterno” uno dei
principali criteri guida nell’attività trattamentale in funzione del
reinserimento sociale. Il Dpr 448/88, “Codice del Processo Penale
Minorile”, già prevedeva taleobiettivo, ma di fatto la frequenza presso
scuole esterne tende ancora ad essere raramente autorizzata.
Negli Ipm visitati sono stati riportati alcuni esempi di esperienze
lavorative e di formazione attuate in ambienti al di fuori degli
Istituti.Principalmente i contatti con il mondo esterno avvengono per lo
svolgimento di attività professionali o professionalizzanti, più
raramente per formazione scolastica.Tuttavia, nonostante alcune
eccezioni, tale pratica resta ancora poco diffusa soprattutto per la
tendenza della magistratura competente a non accordare questo tipo di
misure.